Le tradizioni pasquali nelle regioni italiane

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Le tradizioni pasquali nelle regioni italiane

La nostra amata Italia è ovviamente ricca di tradizioni pasquali, ogni regione ha le proprie usanze ed il proprio credo.

La cultura italiana è il risultato della mescolanza delle usanze di tutte le popolazioni, provenienti dalle varie regioni. Dobbiamo però sottolineare che per quanto riguarda le festività religiose ogni regione ha mantenuto una forte identità, che viene espressa attraverso la cucina tipica del luogo e le manifestazioni religiose Pasquali.

Le tradizioni legate alla Pasqua sono tantissime anche in cucina, ogni regione italiana possiede un’usanza specifica per quanto riguarda i cibi pasquali. Su molte tavole in questo periodo dell’anno ci sono i prodotti stagionali. Ad esempio gli asparagi, serviti bolliti al burro e parmigiano o come ingrediente di qualche torta salata.

Mettiti comodo, versati un bicchiere di vino (o una tazza di caffè nel caso in cui stai leggendo questo articolo di prima mattina) e iniziamo il nostro viaggio.

 

LA PAQUERETTE DELLA VALLE D’AOSTA

In Valle d’Aosta a Courmayeur, ogni anno si svolge “La Paquerette”, un appuntamento con l’artigianato valdostano. Propone opere di scultura e intaglio su legno, lavorazione del ferro battuto e del cuoio, tessitura del drap, e ancora merletti, vimini, oggetti per la casa.

Non può mancare sulle tavole valdostane, nel periodo pasquale la Crescia di Pasqua.È una sorta di focaccia lievitata fatta con uova, olio d’olivo e pecorino grattugiato. Secondo l’usanza, si mangia accompagnata dal salame la sera del Sabato Santo.

Altrettanto tipica di questa regione è la Torta verde di Pasqua, una torta con erbe aromatiche di primavera.

 

IL LANCIO DEL CIDULOS IN FRIULI-VENEZIA GIULIA

In Friuli-Venezia Giulia, oltre alla tradizionale Via Crucis, molto significativo è il lancio delle cidulos nella notte tra la domenica di Pasqua e il lunedì di Pasquetta.

È un’antica tradizione della Carnia di probabile origine celtica ma che ha luogo in molte altre località alpine. Vi sono testimonianze certe a partire dal 400 d.C. Il rito è probabilmente legato al culto del fuoco del dio Beleno, re del sole.

La “cerimonia” consiste nel lancio da un’altura di rotelle fatte di legno di faggio o abete infuocate. I protagonisti dell’evento sono i ragazzi del luogo detti cidulârs. Secondo la tradizione, ogni lancio viene accompagnato da una filastrocca beneaugurante generalmente dedicata ad un amore segreto oppure ad una coppia reale o finanche inventata.

La cerimonia ha comunque diverse varianti a seconda della zona in cui viene praticata. In alcuni paesi della Val Degano “lis cidulis” sono diventate un modo per augurare fortuna per l’anno successivo a tutte le coppie del paese. Spesso il rito si accompagna ad un ballo organizzato dai cidulârs a cui è invitata tutta la popolazione.

Il rito si tiene solitamente nel periodo del solstizio d’inverno ma spesso si sovrappone ad altri festeggiamenti come il Patrono del paese, Capodanno, l’Epifania o la Pasqua.

Molto pittoresca è anche la celebrazione del Passio, dove i bambini intrecciano ghirlande e croci con rami d’ulivo, che poi si benedicono e si portano nelle case con lo scopo di proteggere l’abitazione da fulmini, temporali, calamità, ma anche il bestiame.

A Cividale, in provincia di Udine, a Pasqua e Pasquetta si svolge il gioco del Truc. Questo consiste nel far scivolare lungo un catino di sabbia inclinata alcune uova di gallina cotte, con l’obiettivo di farle toccare tra loro: chi colpisce l’uovo dell’avversario ottiene un premio

Sulle tavole è tipico mangiare la spalla di maiale affumicata accompagnata dalla pinca, una focaccia tipica.

Vi sono anche le fule o fulie. È un piatto dolce/salato che unisce appunto ingredienti sia salati che dolci come pane raffermo, zucchero, uova, formaggio, erba cipollina e scorze di agrumi.

 

OGNI CASA TRENTINA HA IL SUO “SOMARO DELLE PALME”

In Trentino-Alto Adige, a Pasqua è tradizione mangiare la corona dolce e le uova di Pasqua. La Domenica delle Palme, ogni famiglia trentina ha in casa un “somaro delle palme”, un titolo che spetta al dormiglione di turno della casa.

Dopo la benedizione delle palme, ogni famiglia le brucia per proteggere la casa da calamità e temporali.

Il Giovedì Santo, noto come “giovedì verde”, è la giornata dedicata alla decorazione delle uova pasquali, mentre il Venerdì Santo è dedicato alla venerazione del Sacro Sepolcro.

Il Sabato Santo, ogni famiglia si reca nelle chiese per benedire il cesto pasquale con le uova.

Invece a San Leonardo, frazione del comune di Badia, nei giorni che precedono la Pasqua si tiene la cosiddetta “noza da paur”, manifestazione che rievoca il matrimonio contadino. I ragazzi vanno alla ricerca delle fanciulle per chiedere loro un uovo. Chi ne ottiene 12, si sposerà entro l’anno. Al contrario, le ragazze che avanzeranno le uova dovranno seppellirle sotto terra entro il martedì successivo alla Pasqua per non rimanere zitelle a vita.

Sulla tavola pasquale si degustano pietanza tipiche come i canederli, il coniglio in umido, le polpettine con carne di agnello e lo strudel, ma fra i dolci non manca la tipica torta di rose dolce o i fiadoni.

 

LE TRADIZIONI VENETE

Da secoli, durante la Settimana Santa, i fedeli rivivono l’urlo di agonia e disperazione del Cristo sulla croce che pronuncia le sue ultime parole, come narrato dal Vangelo di Matteo. Si tratta di un caratteristico (e alquanto inquietante) crocifisso del convento di San Francesco della Vigna a Venezia. Questo ha un “trucco”: ovvero un meccanismo che consente al Cristo dolente in croce di muovere la lingua e fingere di parlare.

Fra i piatti tipici pasquali veneti vi è l’insalata pasqualina, ovvero un’insalata mista che ha come base uova sode, gamberi e asparagi, oltre a varie erbe spontanee.

Il risotto con i bruscandoli che sono i germogli di luppolo selvatico, il capretto o l’agnello con le patate e come dolci la fugassa o la brassadella una ciambella con la grappa.

 

LA PASQUA IN EMILIA-ROMAGNA

Nel giorno della Domenica di Pasqua a Piacenza e più precisamente a Fiorenzuola D’Arda, si tiene il “Ponta e Cull”, una vecchia tradizione risalente agli inizi del ‘900. Si tratta di un gioco popolare che ha luogo in piazza subito dopo la Santa Messa. Gli avversari, ciascuno dei quali con un uovo sodo, si sfidano a colpi per rompere l’uovo dell’avversario (sia la punta che il fondo dell’uovo ossia “Ponta” e “Cull”) ed assicurarsi il premio.

Molto interessante e pittoresca è la Via Crucis vivente di Frassinoro (Mo). Si tiene solo ogni tre anni e in cui gli abitanti della città compongono quadri viventi che rappresentano i diversi episodi della Passione di Cristo. Questa tradizione è secolare e risale all’epoca della Controriforma.

Sulle tavole emiliane il giorno di Pasqua immancabile è la lasagna verde alla bolognese, l’agnello con piselli e pancetta. Vi è poi la pagnotta pasquale servita come dolce e realizzata con pasta di pane o ancora la panina pasquale con cognac, anice, buccia d’arancia e limone.

 

LE TRADIZION PASQUALI IN LIGURIA

In Liguria, a Savona solo negli anni pari, nel giorno del Venerdì Santo, ha luogo una processione molto suggestiva. Vede 15 casse, gruppi lignei di rara bellezza e grande valore artistico, portati a spalla per le vie della città e che rievocano il racconto della Passione di Cristo.

La processione si conclude con l’arca della Santa Croce che conserva una reliquia della Vera Croce di Gesù Cristo.

Nel borgo di Ceriana (Im), invece, viene messo in scena la Passione di Cristo in un sepolcro con antiche statue lignee a grandezza naturale e con il suono lugubre di corni di corteccia.

Dal punto di vista gastronomico, un prodotto tipico ligure del periodo pasquale è la Torta pasqualina.

 

LE TRADIZIONI PASQUALI TRA SACRO E PROFANO IN LOMBARDIA

La leggenda di San Colombano, diffusa a Milano e Pavia, racconta la possibile origine della tradizione di consumare la colomba Pasquale.

San Colombano, era un abate irlandese che tra all’incirca nel 612 dc venne ricevuto dai Sovrani Longobardi. Per lui fu imbastito un sontuoso banchetto, con leccornie di ogni tipo e in particolare la migliore selvaggina era stata preparata in suo onore, Colombano però a causa della penitenza quaresimale dovete desistere dal mangiare. La Regina Teodolinda però si offese. Il Santo quindi disse che avrebbe partecipato al banchetto, solamente dopo aver benedetto le carni. Alzando quindi le mani in segno di croce, la selvaggina si trasformò in pane a forma di colomba. Colomba che nella iconografia tradizionale cristiana è ovviamente il simbolo della santità dei santi.

Il Venerdì Santo, a Vertova in provincia di Bergamo, sfilano in processione: Giudei, soldati romani, Cristo (raffigurato da un fedele vestito di saio rosso e scalzo) e una statua lignea di Gesù con braccia snodabili viene portata in spalla.

A Mantova, sempre il Venerdì Santo è un giorno emozionante per i fedeli. C’è infatti la cerimonia dell’apertura e l’esposizione dei Sacri Vasi, che custodiscono la reliquia del Preziosissimo Sangue. Dopo il rito che ha luogo nella Basilica di Sant’Andrea, i vasi sono portati in processione per le vie cittadine.

A Bormio, in Valtellina, a Pasqua sfilano grandi carri allegorici portati in spalla per le vie del centro cittadino.

Sulle tavole lombarde come prodotti tipici il giorno di Pasqua troviamo la Torta Salata e la Colomba.

 

IL CANTÈ J’EUV E LE TRADIZIONI PASQUALI DEL PIEMONTE

A Romagnano Sesia (No), in Piemonte, il Giovedì e Venerdì Santo, solo negli anni dispari, ha luogo la Passione attraverso veri e propri quadri viventi che animano le vie della città. Dal 1833 a Vercelli, ogni anno nel giorno del Venerdì Santo, si tiene la Processione delle macchine, con 8 gruppi scultorei portati in processione per il centro storico.

Sulle colline piemontesi di Langhe e Roero, c’è poi una tradizione che richiama un rito contadino dei secoli scorsi: il Cantè J’euv. Per salutare l’arrivo della primavera, gruppetti di giovani si incamminavano verso le cascine più lontane. Qui intonavano canti sotto le finestre dei padroni di casa per richiedere loro un dono. I contadini scendevano e regalavano loro per lo più uova fresche, che sarebbero state conservate fino a Pasquetta.

Al contrario, alle famiglie che si sottraevano da questo impegno venivano rivolte strofe di maledizione. Oggi il Cantè J’euv viene rievocato con riti folkloristici basati su musica e buon cibo, spesso a scopo benefico.

Sulle tavole piemontesi la Domenica di Pasqua troviamo il Vitello tonnato e gli agnolotti del Plin.

 

LO SCOPPIO DEL CARRO IN TOSCANA

In Toscana, c’è la famosa cerimonia dello Scoppio del Carro, che risale all’epoca della Prima Crociata. Una gigantesca torre pirotecnica, il brindellone, viene collocata su un carro trainato da buoi per tutte le strade del centro storico di Firenze sino a Santa Maria del Fiore.

Quando termina la cerimonia, il vescovo sull’altare del Duomo accende un razzo dalla forma di colomba. Questo colpisce il carro e lo fa scoppiare, sotto agli occhi entusiasti dei presenti, la colomba rappresenta lo Spirito Santo.

Altrettanto interessante è l’antica Giudeata che si tiene ogni anno il Venerdì Santo a Chianciano Terme con ben 150 figuranti in abiti d’epoca. Ci sono soldati romani, Gesù Cristo, pie Donne, Ponzio Pilato e dignitari. Anche questa tradizione risale al ‘600.

A Pienza invece si tiene la Processione degli Scalzi, con 12 persone a piedi nudi con in mano una fiaccola che percorrevano le vie del centro sino alla Cattedrale.

I piatti tipici della tradizione pasquale in Toscana sono senz’altro i crostini di fegatini, i pici senesi, il buglione d’agnello e come dolce il Pan di Ramerino.

 

TRADIZIONI PASQUALI NEL LAZIO

Nel Lazio è molto suggestiva la processione del Venerdì Santo a Orte (Vt). Le confraternite di sera sfilano per la città portando in spalla croci e sono seguiti da penitenti scalzi con catene alle caviglie e dalla bara del Cristo morto con le Marie piangenti vestite di nero e la statua dell’Addolorata.

A Pasqua si mangia l’abbacchio, i carciofi, la corallina (salume tipico) e la pizza sbattuta.

 

IL GIOCO DELLA TOCCIATA IN UMBRIA

In Umbria è usanza diffusa, durante il periodo pasquale, praticare il gioco della Tocciata (o Ciuccittu). I  partecipanti si affrontano con un uovo sodo in mano e a turno si cerca di rompere l’uovo dell’avversario. Vince chi alla fine della gara rimane con l’uovo integro.

Molto suggestiva è la processione del Cristo morto a Gubbio.

Non manca nella tradizione pasquale umbra la torta al formaggio chiamata anche Pizza di Pasqua, la coratella di agnello o l’agnello tartufato e come dessert la pizza di Pasqua dolce realizzata con pane dolce, uvetta, canditi e cannella.

 

LA PASQUA NELLE MARCHE

A Cantiano (Pu), nelle Marche il giorno del Venerdì Santo la folla (e la Turba, un gruppo di figuranti in abiti ebraici e romani) si sposta da un luogo all’altro della città per vedere le scene salienti della Passione di Cristo.

A Urbania, la mattina di Pasqua e i due giorni seguenti, anziani e giovani si sfidano battendo il proprio uovo contro quello dell’avversario prima dalla punta e poi dal fondo, tentando di mantenerlo intatto

Sulle tavole pasquali si porta la crescia di Pasqua (torta salata marchigiana) e le ciambelle strozzose.

 

TRADIZIONI PASQUALI IN ABRUZZO

In Abruzzo, il giorno di Pasqua si celebra il rito della Madonna che scappa. L’evento consiste nella messa in scena delle statue di San Pietro e San Giovanni che bussano alla porta della Chiesa di San Filippo a Sulmona, dove c’è la statua della Madonna. Il rito ricorda la Resurrezione di Cristo, in particolare quando i due santi annunciarono alla Vergine la notizia che Gesù era risorto e lei corse per strada per abbracciare suo figlio.

A Orsogna (Chieti) ogni anno si tiene la Sagra dei Talami, dove 7 carri sfilano ciascuno trasportando una rappresentazione di un episodio dell’Antico e del Nuovo Testamento.

In Abruzzo non può mancare il piatto della tradizione tramandato di generazione in generazione che è l’agnello cacio e ove, come dolci per i bambini vi sono le pupe e i cavalli.

Un dolce realizzato dai nonni per i bambini, si tratta di pasta frolla che viene ricoperta di cioccolato, granella colorata e glassa di zucchero.

 

LA PROCESSIONE DEGLI INCAPPUCCIATI IN MOLISE

In Molise, La più famosa rappresentazione pasquale avviene ad Isernia dove il giorno del Venerdì Santo, 100 fedeli incappucciati penitenti e con il capo cinto da una corona di spine trasportano pesanti croci in processione per le vie della città.

I piatti tipici della Pasqua in Molise sono i casciatelli, l’agnello cacio e uova e la pigna pasquale.

 

LA PROCESSIONE DEI MISTERI IN CAMPANIA

In provincia di Avellino, a Calitri, in Campania il Venerdì Santo si tiene la Processione dei Misteri, dove tutti i membri dell’Arciconfraternita dell’Immacolata Concezione, vestiti di bianco incappucciati e con il capo cinto da una corona di spine, portano in spalla la croce fino alla collina del Calvario. Questa tradizione risale al periodo della Prima Crociata.

Sulle tavole campane come prodotti tipici pasquali immancabili sono il Casatiello, la Pastiera e la Minestra maritata.

 

LE RICCHE TRADIZIONI PASQUALI PUGLIESE

In provincia di Brindisi, a Francavilla Fontana, la notte del Venerdì Santo è animata dai “pappamusci” ovvero i pellegrini che scalzi e incappucciati camminano per le vie della città portando pesanti croci o bastoni.

A Foggia, invece, e più precisamente a San Marco in Lamis la notte del Venerdì Santo vede protagonista il fuoco. Il centro storico del paese si trasforma in un girone dell’Inferno Dantesco. Le vie buie della città, durante la processione delle Fracchie accompagnano la Madonna, si animano e si illuminano da coni di legna ardente: uno spettacolo davvero suggestivo.

A Vico del Gargano, invece, è usanza per le confraternite sfidarsi a colpi di versetti del Miserere, dell’Agonia e di Evviva la croce.

A Taranto c’è una suggestiva processione dei perdoni, che dura tre giorni. Le famiglie con i bambini preparano le scarcelle, biscottone con un uovo sodo: si possono fare a fomra di  bambola, di cestino e di pulcino.

Sulle tavole pugliesi, a Pasqua, non può mancare la spata reale a forma di pecorella o di pesce, il brodetto di Pasqua e l’agnello in pasta di mandorle.

 

TRADIZIONI PASQUALI IN BASILICATA

La particolarità della tradizionale, in Basilicata, è la rappresentazione della Passione di Cristo. Accanto ai personaggi tipici cristiani che tutti conosciamo, figurano anche personaggi della tradizione pagana. Appaiono infatti anche la Zingara e la Zingarella (simboli del male e del peccato), il Moro e il Moretto (simboli dello straniero non cristiano) e il Malvo che frusta i presenti perché li accusa della morte di Gesù.

Il piatto tipico Lucano per la Pasqua che accompagna i riti religiosi vi è la Cuzzola, una torta rustica con salame lucano, formaggio e uova. Come dolce troviamo il Falaone realizzato a base di ricotta.

 

LE TRADIZIONI PASQUALI IN CALABRIA

A Vibo Valentia, in Calabria, è usanza simulare l’incontro di tre Santi, portando in spalla e correndo avanti e indietro le statue della Madonna, del Risorto e di San Giovanni.

Tra le tradizioni pasquali culinarie in Calabria porta in tavola il capretto, i fusilli con salsiccia e ‘ndjua e come dolci pasquali ve ne sono diversi fra cui: le nipitelle, i ravioli dolci con ripieno di marmellata, l’uva sultanina e le mandorle.

Le cuzzupe o biscotti pasquali calabresi, sono morbidi e tipici del periodo pasquale.

 

LA PROCESSIONE DEI MISTERI E LE TRADIZIONI PASQUALI IN SICILIA

Da oltre 400 anni a Trapani, in Sicilia, si tiene la Processione dei Misteri, considerata una delle più antiche d’Italia. Inizia alle ore 14 del Venerdì Santo e si conclude dopo oltre 24 ore, dopo aver attraversato tutte le principali vie cittadine.

In provincia di Palermo, sin dalla mattina del giorno di Pasqua, il Ballo dei Diavoli di Prizzi dove due diavoli mascherati vestiti di rosso e la morte vestita di giallo importunano i passanti e cercano di impedire l’incontro tra le statue del Cristo Risorto e della Madonna. Saranno però poi sconfitti dagli angeli, che li trafiggono con le loro spade in un’atmosfera di festa rallegrata dal suono delle campane.

I diavoli sono protagonisti anche ad Adrano, in provincia di Catania, dove la Domenica di Pasqua vengono inscenati “I Diavulazzi ‘i Pasqua”, una rappresentazione settecentesca.

Fra i piatti tipici vi è l’impanata pasquale ragusana, la gallina col riso e l’immancabile cassata siciliana.

 

LA SARDEGNA E I SUOI RITI

In Sardegna le tradizioni pasquali sono profondamente sentite.

Ogni anno si ripetono nella Settimana Santa gli affascinanti riti della deposizione della croce, Su Scaravamentu, ma anche il toccante incontro delle statue di Gesù Cristo e della Madonna, S’Incontru.

A questi riti sacri, risalenti al ‘600, si affiancano anche tradizioni di origine precristiana, legate al mito di Adone come morte e rinascita del raccolto e della vegetazione. A questo mito pagano risale l’usanza di seminare il giorno del Mercoledì delle Ceneri legumi o grano ed aspettare che germoglino: is nenniris.

In tempi antichi questi germogli erano usati anche per curare malattie, mentre oggi ci si limita a esporli nelle cappelle delle chiese.

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